L'albero genealogico della famiglia Solimena ha tra gli antenati l'importante pittore, tra i più rappresentativi artisti del tardo-barocco italiano, Francesco Solimena - anche noto come l'Abate Ciccio - nato nel 1657 a Canale di Serino, nell'avellinese.
Francesco Solimena raggiunse la sua più alta formazione artistica con il trasferimento a Napoli, dove morirà nel 1747. Se nella sua zona d'origine egli fu allievo di suo padre Angelo, nella città partenopea, Solimena entrò in contatto con i maestri Luca Giordano, Lanfranco e Mattia Preti, acquisendo così nel suo stile, la ricchezza cromatica, il luminismo di origine caravaggesca, la complessità del linguaggio e la solennità tipica delle sue opere. Il tutto con una continua ricerca verso l'innovazione e ad una nuova forma di un equilibrio compositivo.
n seguito alla morte del maestro Giordano, a cavallo tra il '600 e il '700, l'Abate Ciccio divenne dominatore della scena artistica napoletana. Egli confermò un potente ed elegante stile decorativo, già affermatosi negli anni precedenti nei grandiosi affreschi di Santa Maria Donnaregina o della Cacciata di Eliodoro al Gesù Nuovo di Napoli. Sempre a Napoli Solimena realizzò svariati dipinti per la casa regnante dei Borboni, tra cui Carlo alla battaglia di Gaeta nel 1734 e Allegoria delle parti del mondo nel 1738, entrambi all'interno dell'imponente Palazzo Reale in piazza del plebiscito a Napoli.Ma il contesto Napoletano non fu il solo nel quale Solimena lavorò. Egli fu tra gli artisti più ricercati e commissionati da alcune delle più importanti corti italiane ed europee. Ad esempio, si vedano le tele bibliche per la famiglia Durazzo di Genova, gli affreschi di San Giorgio di Salerno, le opere nel duomo di Nocera, e la Visione di San Cirillo d'Alessandria nella chiesa di San Domenico a Sofra. L'internazionale fama dell'Abate Ciccio è chiarita anche dalla presenza alla National Gallery di Londra del capolavoro Didone accoglie Cupido. Altre opere sono esposte a Louvre di Parigi ed al Metropiltan Museum di New York.
Francesco Solimena si rivelò pittore barocco dalle stimabili qualità, ma anche celebre e vivace maestro, dando vita ad una scuola numerosissima per numero di allievi, e altissima per i risultati ottenuti da lui, e dai suoi discepoli più celebri. Una propensione all'insegnamento rivolta alla pittura certo, ma anche nell'architettura, formando un ventaglio di professionisti protagonisti della scena napoletana. Fu così che l'Abate Ciccio fu considerato “maestro di tutte le arti”, eclettico nei suoi insegnamenti, elaborando ed inventando sul piano progettuale nuove forme e decorazioni architettoniche barocche. Non a caso, il carattere delle innovazioni figurative di Francesco Solimena si ritrova nella scultura barocca, ad esempio nelle opere di Nicola e Domenico Vaccaro e di Giuseppe Sanmartino, entrambi attivi a Napoli nel corso del diciottesimo secolo.